martedì 13 dicembre 2011

Ammettere le proprie debolezze e chiedere aiuto senza sentirsi inadeguati è il primo passo verso il successo



A volte, quando ci si rende conto di non avere le abilità adeguate a gestire efficacemente un gruppo, è bene chiedere l’aiuto di qualcuno...

Facciamo qualche esempio...


Quando un capo  non è ben formato
alle competenze di leadership,
si può andare incontro a spiacevoli episodi...

domenica 6 novembre 2011

Come diventare dei buoni capi?



La metafora dell’Orchestra porta alla luce le dinamiche proprie della leadership, della collaborazione e del conflitto, del consenso e del disaccordo, della partecipazione e della rinuncia…e ci consente di fare una formazione più “sentita”, che possa stimolare il lato emotivo di ogni membro del gruppo.

Il capo deve saper guidare e motivare i suoi collaboratori, esprimere in maniera assertiva i valori di un’azienda che deve cambiare sempre, gestire l’ansia del cambiamento in maniera efficace.

Se un capo non dovesse possedere tali caratteristiche è legittimo che venga studiato un percorso sulla leadership che sia in grado di fornire le competenze e le strategie per poter procedere in tale ambito.

Puntando su una formazione di tipo esperienziale e coinvolgendo i partecipanti in attività piacevoli fuori dall’aula, si accelera il processo di apprendimento dell’individuo e dell’azienda stessa.

giovedì 6 ottobre 2011



“Ho la sensazione di essere un direttore d’Orchestra,

ma non ho la minima idea della musica che verrà suonata”.

S. H. Foulkes



La citazione utilizzata dall’eminente studioso, nonché pioniere della gruppoanalisi , S. H. Foulkes, si addice bene alla situazione di turbolenza, ai ricorrenti cambiamenti e alla condizione di instabilità che caratterizza le organizzazioni del ventunesimo secolo.

Guidare le organizzazioni attuali sembrerebbe proprio dirigere un’Orchestra che "improvvisa", cioè che si lascia influenzare dalle circostanze richieste da un particolare  momento storico.

martedì 6 settembre 2011

L'importanza della formazione per le aziende

La formazione è parte integrante di un buon processo comunicazionale orientato all’accrescimento delle conoscenze e delle competenze delle persone: per essere efficace questa deve tenere conto delle esigenze psicologiche, emotive e culturali dei discenti ai quali è indirizzata.
In azienda ormai si lavora ricorrentemente in gruppo.
Più persone si trovano a collaborare per produrre un qualcosa che serve sempre per fare business: in questo caso stanno lavorando in un gruppo di processo.
Alcune, invece, si trovano a lavorare insieme solo in un’occasione particolare per produrre qualcosa di nuovo: stanno creando un gruppo di progetto, perciò temporaneo.
Non sempre però la persona ha questa consapevolezza, ovvero sa chi sono gli altri compagni di lavoro e che il successo non può essere merito del singolo, ma è sempre il risultato di buone relazioni all’interno di una squadra.
Accade sovente che ci sia una sorta di avversione a vivere il lavoro di gruppo a causa di atteggiamenti diversi: sensazione di essere sopraffatti dagli altri, o di sentirsi una vittima o l’eroe. Quando ciò accade risultano compromessi i risultati aziendali, il profitto e il clima aziendale.
Dirigere il proprio interesse sulla formazione, per migliorare la visione della leadership, nonché porre enfasi sull’importanza del lavoro di gruppo, è sicuramente una delle condizioni indispensabili per il successo

martedì 9 agosto 2011

Comunicazione e cultura aziendale

L’organizzazione è vista oggi come un sistema che produce conoscenza, in cui si dà risalto alle competenze ed è indispensabile dotarsi di persone portatrici di mappe valoriali, rispondenti il più possibile a quelle dell’impresa.




La comunicazione è il principale mezzo di diffusione dei valori che caratterizzano l’organizzazione, soprattutto quando essi devono essere resi conformi a un eventuale piano di cambiamento organizzativo. Partire dalla cultura, cioè dall'insieme di valori che aggregano e mantengono uniti i membri dell'organizzazione, significa muoversi alla ricerca di uno strato più profondo della realtà organizzativa, fondato su tratti sedimentati nel tempo e derivanti da una serie di condizionamenti ambientali condivisi dal gruppo.

giovedì 28 luglio 2011

Il ruolo della comunicazione in azienda

Nell’attuale contesto competitivo, dove tempestività e adattabilità ai continui cambiamenti sono fattori critici per la sopravvivenza dell’impresa, la comunicazione è strumento imprescindibile per tradurre le strategie di business in processi operativi e leva manageriale per il governo della complessità aziendale.
Il sistema gestionale aziendale è formato da un insieme di risorse materiali e immateriali che, se non opportunamente combinate fra loro, non permettono all’organizzazione stessa di conseguire un vantaggio competitivo. E’ con un’accurata politica di comunicazione che si può migliorare il livello di sintonia fra tali fattori e si può dare all’azienda compattezza e unicità. L’organizzazione, però, non deve solo “saper fare”, ma deve anche “far conoscere” e apprezzare le proprie competenze distintive, al fine di assicurarsi un elevato livello di fiducia e di credibilità. Strumento chiave per la diffusione della sua immagine è proprio la comunicazione, la quale deve far sì che tale percezione sia quanto più coerente possibile con la realtà aziendale.
Un costante e adeguato flusso comunicazionale facilita il corretto governo dell’immagine e permette di rendere visibile il patrimonio tangibile e intangibile dell’organizzazione. Si può sinteticamente affermare che il suo obiettivo sia quello di creare e diffondere il valore d’impresa verso tutti i pubblici di riferimento.
La comunicazione, inoltre, rappresenta una leva fondamentale di gestione delle risorse umane, poiché consente il coinvolgimento diretto delle persone e la loro identificazione con l’impresa.
Si può affermare con A. Bonazzi, che le organizzazioni non esistono al di fuori delle persone che le compongono.
I dipendenti devono essere considerati come “co-costruttori” della realtà organizzativa e come prima fonte di credibilità nei confronti degli altri stakeholders. E’ prevedibile che dipendenti identificati cooperino al successo della stessa e di conseguenza si sentano parte di una vera e propria comunità organizzativa. In tale dimensione affettiva possono essere inglobati anche i pubblici esterni.
E’ questo il concetto di marketing tribale, dove il cliente entra in contatto con tutti i protagonisti dell’impresa e partecipa ai processi di progettazione e sviluppo dei prodotti, riproducendo una nuova identità culturale.

Quando la comunicazione efficace porta al raggiungimento dell'obiettivo

“Parlare oscuramente lo sa fare ognuno.
Chiaro pochissimi”.
Galileo Galilei.

La comunicazione è un’esperienza intersoggettiva di vitale importanza per l’uomo, perciò è oggetto di studio da parte di differenti ambiti disciplinari, ognuno dei quali portatore di un diverso metodo d’indagine e di ricerca. Ne sono un esempio la linguistica, la sociologia, la psicologia, la filosofia, ecc.
Essa appare come la vera dimensione sostanziale della condizione umana.
Non si deve confondere il concetto di “informazione”, semplice trasmissione di notizie e dati da un soggetto ad un altro, con quello di “comunicazione”.
Quest’ ultima è un qualcosa di più complesso e ciò lo si può desumere dall’analisi del suo significato etimologico: derivante dal latino communis, vuol dire “mettere in comune”, “realizzare uno scambio”.

La comunicazione, quindi, si configura come un vero e proprio processo che si basa sulla reciprocità.